Wednesday, November 12, 2008

Come risolvere un conflitto....

Introduciamo il tema di cui si discuterà lunedì prossimo in aula. Ecco un caso.

La DebRa SpA è una società italiana di medie dimensioni operante nel settore della
microelettronica. Da qualche mese ha avviato una trattativa coi vertici della Sauko,
una società giapponese attiva nel medesimo settore, ma orientata ad un diverso
mercato. L’obiettivo del negoziato è quello di definire un progetto di joint-venture fra
le due società al fine di sviluppare sinergie di ricerca che si concretizzino nella
creazione di un Laboratorio comune. Le due società hanno già raggiunto, nella fase
della trattativa, vantaggiosi accordi sulle questioni relative ai programmi di ricerca da
svolgere e alle fonti di approvvigionamento di apparecchiature, finanziamenti e
“cervelli”. Ora, però, la trattativa si è arenata su una questione logistica. La DebRa
SpA ritiene che il Laboratorio debba essere costituito in Italia, mentre la Sauko in
Giappone.
In che modo, secondo Voi, è possibile risolvere questo potenziale conflitto fra le due aziende?

11 comments:

Anonymous said...

E se si creassero due laboratori?uno in Giappone e uno in Italia?Mi rendo conto che questa opzione potrebbe rivelarsi la più costosa, ma sicuramente non si litigherebbe più!Qualora ciò non si potesse realizzare credo bisognerebbe guardare anche ai costi di mantenimento del laboratorio. Bisogna considerare i costi di ricerca, dove si trova il materiale più adatto per gli studi, e dove, economicamente parlado, si potrebbe risparmiare qualcosina. L'economia del Giappone e dell'Italia non sono identiche, no?Si potrebbero mandare degli studiosi di una o dell'altra società nella sede del laboratorio, in modo da evitare che questo sia costituito solamente da italiani o da giapponesi. Gli inviati potrebbero partecipare solo in alcune fasi della ricerca, e contribuire poi da lontano, in modo da non allontanarsi per periodi troppo lunghi dal proprio paese. La situazione, comunque, non è tra le più semplici. Torno a dire che la creazione di due laboratori, magari con "personale misto" sarebbe l'ideale...

emilia sciuto said...
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emilia sciuto said...

dato che un contratto di joint venture presuppone la suddivisione dei rischi:dal momento in cui entrambe le società richiamano la sede del laboratorio comune all'interno del proprio paese, ed è chiaro che ciò comporterebbe uno svantaggio a una delle due società,
proporrei l'ubificazione presso un paese diverso da questi e la scelta verso un paese che magari possa offrirmi ulteriori vantaggi che siano di costi, legislativi, politici,...
ciò comporterà dei costi legati al trasferimento delle risorse necessarie per svolgere l'attività ma non esclude la possibilità di assumere ulteriore personale specializzato del luogo che abbia capacità e competenze superiori a quelle già possedute da entrambi le società.
il concetto è molto ampio e simile al concetto di esternalizzazione di attività che in questo caso risolve il conflitto tra le due società.
escludo l'idea di creare due laboratori in quanto si correrebbe il rischio di creare difficoltà di coordinamento e comunicazione che potrebbero comportare la generazione di conflitti.
quindi creare un'unica sede su cui fondare un'organizzazione che condivida un unico modello comportamentale orientato all'attività di ricerca

Debora d'Aleo said...

Sono d'accordo...la scelta di creare un unico laboratorio non dovrebbe essere messa in discussione..Inutile sarebbe una joint venture se non si avesse la possibilità d vedere congiunte le diverse competenze, permettendo così confronti, dibattiti diretti e sollecitando anche forme di competizione positiva tra gli individui. L'ubicazione dovrebbe comunque tenere in considerazione i possibili vantaggi derivanti dai diversi contesti:quale sia l'ambiente che meglio potrebbe stimolare le attività di ricerca, gli eventuali costi anche relativi alla stessa creazione del laboratorio e al trasferimento e installazione di attrezzature e quanto necessario. Si potrebbe incentivare l'uscita degli operatori dal proprio Paese di origine presentandola cm una grande opportunità che permetta loro di misurarsi in una situazione più ardua ma anche più appagante, stimolandoli eventualmente cn premi in denaro o concedendo loro permessi o ferie più abbondanti rispetto a quanto previsto nelle precedenti situazioni.

Rosario Faraci said...

Bene...Animiamo il dibattito ulteriormente

D. Palazzolo said...

Escluderei la possibilità di creare due differenti laboratori, perchè verrebbe meno la ricerca congiunta, perchè anche se si scambiassero il personale ogni ditta incentiverebbe la sua ricerca. La creazione di creare un laboratorio in campo "neutro" la escluderei anche, semplicemente perchè vi sarebbero dei costi eccessivi (dovendo creare una struttura apposita), e il rischio di qualche barriera istituzionale che potrebbe rallentare la ricerca. Secondo me la scelta ottimale si dovrebbe prendere su considerazioni squisitamente economiche: dove riesco ad ottenere, in termini di qualità e quantità, una ricerca meno costosa? dove ho meno vincoli legali per la ricerca? quale delle due imprese, finanzia maggiormente la ricerca? dove l'efficenza dei ricercatori è maggiore? inoltre dal testo non si evince se le due imprese sono di dimensioni simili o meno.... A parità di condizioni io opterei di realizzare il laboratorio in Giappone, dove gli stimoli forse sono di più (e le innovazioni tecnologiche sono all'ordine del giorno) ma farei gestire il gruppo di ricerca e sviluppo a soggetti della DebRa Spa. I vantaggi sarebbero duplici, per i giapponesi che sono stati "accontentati" nell'avere il laboratorio nel loro paese, e per gli italiani che realmente controllano l'operato...

Marco Fiamingo said...

Io sono d'accordo con i colleghi che sposano l'idea di un unico laboratorio (due laboratori andrebbero a delegittimare la scelta della joint venture) e che questo si localizzi in un paese neutrale,in modo non ci siano favoritismi 'geografici' per una o l'altra azienda. Chiaramente il luogo va scelto in base ai costi,economici,politici,ecc..

claudia nisi said...

Io credo che innanzitutto,in linea generale,bisognerebbe collaborare per cercare una soluzione: ognuna delle parti dovrebbe esprimere le proprie ragioni, i propri bisogni e i propri interessi così da arrivare ad una soluzione che possa integrare entrambe le posizioni, cercando di basarsi il più possibile su criteri oggettivi e non soggettivi.
Quindi, poichè si parla di joint-venture, dovrebbe essere più giusto cooperare e collaborare non solo nello svolgimento dell' attività in sè, ma anche nella risoluzione di problemi come questo.
Comunque, nel caso specifico, credo anche io che sia più "conveniente" collocare il laboratorio in un luogo in cui si possono ridurre i costi, legati magari dalla disponibiltà di più fornitori,dei fattori produttivi necessari, da economie di scala e in cui sono più stimolate e supportate la ricerca e la competizione e quindi l' innovazione.

di mauro said...

secondo me la scelta deve ricadere su un luogo dove vi sia una maggiore probabilità di essere efficaci ed efficienti.l idea di creare due laboratori per me nn ha senso significherebbe aver fatto un contratto di joint venture solo teorico.l unica possibilità di superare i conflitti in un gruppo è trovare la soluzione ke massimizzi il benessere di entrambi e sia consona al raggiungimento dell obiettivo comune.

Fiorito Piero said...

Io non escluderei ne l'una e nell'altra ipotesi. La costruzione di un solo laboratorio, in uno o nell'altro paese, forse ridurrebbe i costi, ma potrebbe avere ripercussioni sui futuri rapporti tra le due imprese. Dico forse perchè se consideriamo i costi di viaggio e di trasferta che una o entrambe le imprese devono sostenere, non so se sia effettivamente così conveninte. La possibilità di costruire 2 laboratori, interni alle inprese,eliminerebbe il conflitto che è sorto, ma anche i possibili conflitti che potrebbero scaturire, derivanti dalla scelta di una delle 2 imprese di "accontentarsi" della decisione a cui si perviene.

Valentina Bordenca said...

Se le due società sono arrivate a creare una joint venture vuol dire che hanno tutto l'interesse a collaborare.E' normale che ognuno "tiri l'acqua al suo mulino" ma occorre che vengano valutate tutta una serie di implicazioni non solo relativi ai costi di localizzazione.Occorre infatti valutare la località tenendo conto l'ambiente circostante,i costi di produzione,le infrastrutture,lavoratori specializzati,poli universitari di ricerca e sviluppo...Non è da sottovalutare la possibilità dei dipendenti delle due società a trasferirsi in un altro stato.E' vero che è importante come vengono proposte le iniziative ma è pur vero che non sempre un avanzo di carriera o un aumento nella busta paga possano appagare la distanza dalla propria casa