Tuesday, December 16, 2008

"In palestra per l'esame" - Capitolo 13 (chiuso)

Il capitolo 13 riguarda la cultura. Spiegare il concetto di "distanza dal potere" nel modello di Hofstede e collegarlo al concetto di potere (di cui al capitolo 9). Richiamare qualche esempio, ove possibile utilizzando il sito di Hofstede.

3 comments:

Marco Fiamingo said...

La distanza di potere è una delle 5 dimensioni considerate dal modello di Hofstede per spiegare come la cultura nazionale influenza le organizzazioni.
Ricordiamo che per potere si intende quella forza esercitata per ottenere acquiescenza,una sorta di 'autorità illegittima', che si differenza dall'autorità legittima perchè supera i confini del contratto psicologico e non è quindi sancita ne approvata dai membri dell'organizzazione.
Hofstede,nel suo modello,analizza l'impatto che ha la distanza di potere nelle varie culture nazionali. Alcune culture accettano grandi differenze di potere tra membri di classi sociali diverse,come ad esempio l'Italia o ad Hong Kong. In queste aree c'è anche meno collaborazione tra manager e collaboratori,rispetto a paesi come Israele o Svezia dove invece la cultura è a bassa distanza di potere e si presentano organizzazioni più piatte.

emilia sciuto said...

Definiamo la distanza di potere come la differenza tra potere e status in una popolazione.
se la differenza è alta si accentua la distanza e la definizione dei ruoli, se è bassa le persone di potere si potrebbero ritrovare a discutere con coloro che sono meno o affatto potenti.
Nel primo caso possiamo far riferimento al potere esercitato da chi ha risorse che gli permettono di indurre coloro che non le hanno a tenere determinati comportamenti ed è fondato sulla capacità di ottenere acquiescenza
Nel secondo caso rientra il potere manageriale che se non riesce a influenzare i suoi collaboratori può incorrere a proteste e sfiducie, classico esempio: manager che non curano gli interessi degli stakeholder e che successivamente, una volta riscontrate inefficienze,da questi viene ostacolato.

Mariagrazia Ragusa said...

Nel modello di Hofstede, le differenze culturali vengono espresse tramite cinque parametri: l’avversione all’incertezza, il collettivismo e l’individualismo, la mascolinità e la femminilità, l’orientamento verso obiettivi a lungo o a breve termine e la distanza dal potere. In particolar modo quest’ultimo, indica la differenza tra potere e status, il modo in cui gli individui meno potenti di un’organizzazione
accettano che il potere sia distribuito in misura diseguale al suo interno. Qualora la distanza dal potere fosse molto breve, avremmo organizzazioni in cui le distanze gerarchiche saranno minime, in cui vi è molta collaborazione e le informazioni accessibili a molti. Probabilmente, è per questo che in paesi caratterizzati da una distanza di potere minima, si vedono spesso opposizioni tra dipendenti e chi detiene il potere; nonostante tutto, tale situazione viene giudicata “normale”, ed è per questo accettata. Qualora invece, la distanza del potere fosse notevole, avremmo organizzazioni con strutture gerarchiche molto marcate e nette, con le informazioni e il potere accentrati nelle mani di chi lo detiene. Il concetto di potere è intrinsecamente legato alla cultura, così come lo è il concetto di autorità legittima. Essa viene definita come il diritto decisionale di una soggetto sugli altri, e insieme al potere, dipende dal modo in cui viene percepita dai vari soggetti. Si differenzia, tuttavia, dal potere, poiché questa non supera i limiti del contratto psicologico, diventando di facile accettazione per coloro che la “subiscono”. Relativamente al sito di Hofstede, vorrei far notare la differenza che si evince tra alcuni paesi, quali Israele, la Nuova Zelanda, la Danimarca, l’Austria, e altri quali l’India, la Russia, il Venezuela e quelli appartenenti al mondo arabo. Credo si tratti di paesi con una storia veramente particolare e difficile, ed è veramente sorprendente vedere come essi concepiscano, oggi, il potere in maniera così differente.