Sunday, December 14, 2008

"In palestra per l'esame" - Capitolo 11 (già chiuso)

Il capitolo 11 è inerente la struttura.
Leggete attentamente il seguente caso:
Antonio è l’amministratore unico di una piccola società, il cui business di nicchia è la rilevazione e gestione delle presenze, controllo accessi e rilevazione dei dati di produzione. E’ prossimo ai 60 anni, è un ingegnere informatico, e prima di costituire questa azienda, è stato amministratore unico di un’altra azienda specializzata nella progettazione di software (per imprese, professionisti e pubblica amministrazione) Prima aveva lavorato come ingegnere alle dipendenze di un grosso gruppo edile e di un’azienda farmaceutica. Nella nuova avventura imprenditoriale, Antonio si è lanciato con grande entusiasmo e spirito pionieristico. Ha ampliato il business con la creazione di un'altra società specializzata nella rilevazione e gestione delle presenze, nel controllo accessi e nella rilevazione dei dati di produzione, e a questa società (di cui è sempre amministratore unico) sta dedicando tutte le sue attenzioni. L'azienda sta crescendo a ritmi sostenuti e vanta come clienti importanti aziende private e soprattutto molte amministrazioni locali.
In questa nuova esperienza, Antonio ha coinvolto la moglie ed un suo fidato collaboratore, che sono diventati suoi soci; ha assunto cinque giovani, con diverso grado di scolarità (ci sono laureati, ma anche diplomati), ma tutti specializzati nello sviluppo di software ed applicativi per la gestione delle presenze.
Ama definire il suo gruppo di lavoro come una “squadra”, di cui in fondo lui si sente un po’ come il capitano. Il lunedì mattina, anche in assenza di Antonio, il gruppo è solito organizzare un momento di “briefing” in cui si fa il punto della situazione, si individuano le priorità della settimana, si scambiano informazioni sulla clientela e sui problemi riscontrati , sia nell’utilizzo delle apparecchiature hardware sia nell’implementazione dei sistemi software. Antonio è sempre presente in azienda, è il punto di riferimento per i suoi giovani collaboratori; tiene i contatti con un’importante azienda nazionale produttrice di hardware (la stessa per la quale, nella precedente esperienza societaria, era diventato concessionario unico per la sua regione); si muove in lungo e in largo per allacciare rapporti con la pubblica amministrazione, sempre più interessata a nuovi sistemi per la rilevazione e gestione delle presenze dei pubblici dipendenti.
Qualche volta Antonio sembra “non avere più fiato”, per quanto svolga il lavoro con grande entusiasmo che riesce a trasmettere anche ai suoi collaboratori. Ha pensato più volte di assumere un giovane laureato (in Economia Aziendale?) che lo assista, soprattutto nella parte commerciale e in quella organizzativa interna. Ha imparato a delegare molti compiti ai suoi collaboratori, ma sa bene che ogni problema fa capo a lui, sia quando ci sono questioni interne da risolvere sia quando c’è qualche problema sollevato dalla clientela. Si fida dei “suoi ragazzi”, che lui stesso definisce bravissimi nel risolvere i problemi tecnici, ma vorrebbe responsabilizzarli maggiormente.
Una società di consulenza gli ha proposto di avviare le procedure per acquisire la certificazione di qualità e lui ci sta pensando. Ogni sera, quando chiude l’ufficio, questi pensieri ricorrono in lui assiduamente.
Domande:
  1. Qual è il modello organizzativo di base dell'azienda di Antonio (vedi fig. pag.299 del libro)?
  2. Che tipo di interdipendenza esiste fra le diverse fasi del processo (vedi pagg.309 e segg.)?
  3. Quale struttura organizzativa formale adotta l'azienda di Antonio (pag.311 e segg.)?
  4. In che modo Antonio può concretamente superare il problema di "non avere più fiato"?
  5. Quali sono, in generale, altre Vostre considerazioni?
Buon lavoro!
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Il caso ha registrato molti commenti e ha suscitato sicuramente interesse. La word cloud è riportata di seguito. E' un caso non dissimile da quello della signora RAKU pubblicato qualche tempo fa e che si consiglia di leggere. A non tutte le domande, tuttavia, i commenti hanno sempre risposto.

11 comments:

betty said...

il modello organizzativo di base dell'azienda di Antonio è di tipo organico,essendo caratterizzata da elevato dinamismo ambientale e tecnologico. Relazioni e compiti sono definiti in modo poco netto per permettere che l'organizzazione si adatti piu'facilmente all'ambiente che cambia,anche se comunque Antonio rappresenta il vertice strategico.
V'è interdipendenza reciproca,poichè i compiti di 2 o + persone sono vicendevolmente dipendenti:lo stesso Antonio ama definire il suo gruppo di lavoro una 'squadra'.
La struttura organizzativa formale adottata è quella funzionale ,caratterizzata da divisione del lavoro per specializzazioni tecniche.
A mio parere,Antonio dovrebbe 'dare spazio ai giovani' e responsabilizzarli magari rendendosi meno presente in azienda .Dovrebbe dunque farsi anche assistere almeno(come pensato)nella parte commerciale e organizzativa interna.Il suo essere 'leader' nel gruppo fa si che i collaboratori si 'adagino sugli allori'e riferiscano tutto a lui.

E' tutto ciò che avrei scritto in un possibile quesito di esame ma sono consapevole di non aver magari fatto giusto.Ho trovato un pò di difficoltà e gradirei chiarimenti al riguardo

Elisabetta Messina

Rosario Faraci said...

I chiarimenti possono essere richiesti al docente via mail all'indirizzo faracididattica@yahoo.it allegando il testo del quesito

Fabrizio said...

Il modello organizzativo di base dell'azienda di Antonio è di tipo organico,essendo inserita in un contesto caratterizzato da un elevato dinamismo sia dell'ambiente di mercato sia dell'ambiente tecnologico.
Il team di suoi collaboratori, da lui stesso definito "una squadra" di cui si sente il capitano, non ha compiti e relazioni definiti con precisione al fine di rendere il gruppo più reattivo possibile al cambiamento, accogliendo positivamente le sfide di ogni giorno; l'unico punto di riferimento dei suoi collaboratori resta Antonio.
Nel team di lavoro Antonio ha coinvolto la moglie, un suo fidato collaboratore, cinque giovani, con diverso grado di scolarità, ma tutti specializzati nello sviluppo di software ed applicativi per la gestione delle presenze, tipico di una Personal Specialization.
La struttura organizzativa formale adottata è quella funzionale; in tale contesto organizzativo anche in assenza di Antonio, il gruppo è in grado di raggiungere un certo grado di coesione, confrontandosi su eventuali opportunità e minacce che provengono dall'ambiente esterno, dalle tecnologie impiegate.
Ciò, naturalmente, è favorito dal fatto che il team di lavoro ha lo stesso grado di specializzazione, che facilita la comunicazione interna.
Responsabilità, preoccupazioni ed impegni che possono sfociare in varie forme di stress, influiscono sul livello di performance dell'individuo, Antonio ad esempio, pur non avendo perso l'entusiasmo di sempre, si rende conto di esser sobarcato da innumerevoli impegni che "gli tolgono il fiato".
La soluzione che reputa migliore per se stesso ma anche per l'intera organizzazione sarà quella di responsabilizzare di più il suo team.
Ritengo che Antonio (Team Leader) dovrebbe mantenere quel legame stretto e di fiducia reciproca con i suoi collaboratori, anche se devrebbe delegare ad altri alcuni compiti e ruoli, perchè, con troppi impegni, rischia di allontanarsi dai veri problemi dell'azienda, e ciò gioca anche a sfavore nella fase di problem solving.

samuele said...

Concordo con i miei colleghi sul fatto che il modello organizzativo dell’azienda di Antonio e’ organico ,con interdipendenza reciproca e struttura organizzativa formale funzionale.
Antonio dovrebbe cercare un “nuovo”assistente perche’ i ritmi del suo lavoro fisico e psicologico sono troppo forti.
Pero',a mio avviso, Antonio non cerchera’ nessuno perche’ troppo legato al suo ruolo di leader.xate

Marco Fiamingo said...

Il modello organizzativo di base dell'azienda di Antonio è di tipo organico,visto che la sua azienda ha a che fare con un ambiente dinamico sia dal punto di vista del mercato che della tecnologia.
L'intedipendenza credo sia reciproca,infatti Antonio definisce il suo gruppo come una 'squadra',e il lunedì mattina anche in sua assenza si organizza un briefing,con uno scambio di informazioni utili per tutti.
Più difficile dire che tipo di struttura organizzativa abbia l'azienda: "Una società di consulenza gli ha proposto di avviare le procedure per acquisire la certificazione di qualità e lui ci sta pensando". La certificazione potrebbe aiutare l'azienda a strutturarsi per processi,però le informazioni a disposizione non sono così complete ed esplicite per la comprensione.
Antonio,visto che a volte sembra "non avere più fiato" dovrebbe iniziare seriamente a pensare di delegare e responsabilizzare maggiormente i suoi collaboratori,di cui si fida ciecamente ma su cui non è ancora riuscito a scommettere al 100%.
Considerata anche l'età (60 anni),può pianificare gradualmente un passaggio di consegne,anche se si sa che a volte è difficile distaccarsi dalla propria 'creatura'.

S.Ribis said...

secondo me a differenza di quello che hanno detto i miei colleghi parliamo di un'organizzazione mista dominata dalla tecnologia (quella organica è un'organizzazione in continuo mutamento e vi è sempre una ridefinizione dei compiti).
La stuttura è di tipo funzionale in quanto vige il criterio di specializzazione per tecniche ed il tipo di interdipendenza è reciproca.
Il modo con cui Antonio può risolvere le sue difficoltà è quella di porre qualcuno nella linea intermedia dell'assetto organizzativo per diminuire leggermente il lavoro.
Magari però bisogna che per il primo periodo il nuovo entrante sia solo da supporto al lavoro di Antonio e nel momento in cui questo riesce ad avere padronanza di ciò che succede all'interno dell' azienda può lavorare da solo.

ps:(un altro motivo per cui ho scritto che il modello organizztivo è MDT è perchè ascoltando ciò che ha detto il professore Tosi, le strutture funzionali e divisionali si trovano in un mercato stabile)
spero di non aver capito male

Mariagrazia Ragusa said...

Io concordo con i miei colleghi riguardo il modello organizzativo dell'azienda: si tratta di un'organizzazione organica, considerando la dinamicità delle tecnologie. Immagino che anche il mercato presenti una certa dinamicità, e non credo sia un caso che nessun ruolo (a parte quello di Antonio) sia ben definito all'interno dell'impresa: si tratta proprio di un' esigenze di mercato. La struttura mi sembra quella per processi, vista la chiarezza nella definizione dei processi chiave e la quasi-totale mancanza di livelli gerarchici. Inoltre nella struttura per processi la cultura aziendale è proprio caratterizzata da una grande fiducia e senso di squadra, esattamente come in questo caso. L'interdipendenza mi sembra reciproca, e credo anch'io che Antonio debba definire un suo "braccio destro", qualcuno di esperienza con potenziale che potrebbe continuare il lavoro da lui cominciato. Vorrei sottolineare che questo caso si potrebbe anche collegare al capitolo sulla leadership, visto il ruolo svolto da Antonio: abbiamo una leadership partecipativa, in cui la fiducia ha un ruolo importantissimo, ma l'importanza delle relazioni umane, comunque, non comporta risultati scarsi vista la richiesta che era stata fatta ad Antonio dalla società di consulenza.

emilia sciuto said...
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emilia sciuto said...
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emilia sciuto said...

Secondo me Il signor Antonio si trova a capo di un azienda specializzata fondata su un modello di organizzazione organico dal momento in cui la tecnologia impiegata nei prodotti cambia drasticamente in periodi di tempo brevi e le esigenze del mercato variano in funzione della tecnologia disponibile.
Questa tipologia di modello comporta difficoltà a creare una struttura gerarchica ben definita quindi la scelta di Antonio di assumere personale specializzato per funzioni uniti da flussi di materiali e d’informazioni reciproche al fine di cooperare alla soddisfazione delle esigenze dei clienti e la mancanza di autonomia decisionale risulta essere incoerente con il modello organizzativo di fondo.
La leadership autoritaria di Antonio lo porta a “non avere più fiato” in quando sobbarcato dai numerosi impegni, compiti e responsabilità.
Dunque bisogna delegare ulteriori mansioni, compiti e Responsabilità al fine di alleggerire i suoi ruoli e dare più autonomia ai suoi collaboratori ma soprattutto portare coerenza tra struttura organizzativa e modello organizzativo.
Quindi,Secondo me, La struttura dovrebbe svilupparsi per processi: aggregare le attività per processi chiave interfunzionali con a capo diversi specialisti, i process owner, aventi autonomia decisionale e responsabili di tutto il processo e orientati verso l’unico obiettivo quale la generazione di valore per il cliente.
Antonio rimane pur sempre il più importante punto di riferimento ma così l’organizzazione è più fluida.
Così facendo la certificazione della qualità potrebbe andare a buon fine.

Adriana Tempo said...

Io penso che la struttura organizzativa di base sia di tipo misto dominato dalla tecnologia, poiché si tratta di un’impresa che ha un determinato mercato, costituito da pubbliche amministrazioni, imprese e professionisti, ma la tecnologia incorporata nelle apparecchiature hardware e nei sistemi software è in continuo cambiamento, perciò bisogna considerare maggiormente come l’impresa interagisce con l’ambiente tecnologico. L’interdipendenza è reciproca, poiché basata su relazioni laterali, gruppi, che lavorano insieme ma che alla fine fanno sempre capo ad Antonio. La struttura formale, invece, è quella funzionale, dove tutto il personale specializzato coopera sulle attività, avendo funzioni e responsabilità affini, senza gerarchizzazione tra i dipendenti. Secondo me, per non arrivare al punto di non avere più fiato, Antonio dovrebbe creare una maggiore specializzazione dei compiti, oltre che degli individui, con un continuo scambio di informazioni e di competenze tra loro, lasciando, quindi, che vi sia un lavoro di squadra. Condivisibile sarebbe anche la decisione di assumere un nuovo collaboratore, tenendo però sempre conto dei costi che questo comporta, in relazione al beneficio che se ne potrebbe trarre.