Monday, December 1, 2008

Ancora sulla lezione di ieri...i modelli organizzativi

Nel corso della lezione di ieri. lunedi' 1 dicembre, sono stati introdotti i criteri di progettazione delle organizzazioni, riferendosi alle variabili di Mintzberg (non riportate nel libro di testo). Come raccordare questi concetti con quelli esposti nel libro di Tosi e Pilati? In fondo, si analizzano i medesimi concetti, anche se da prospettive diverse.
Intanto va premesso che, con l'illustrazione dei modelli organizzativi, la conoscenza dei temi di comportamento organizzativo evolve verso il terzo stadio di comprensione, ovvero, dopo individui e gruppi, si passa al livello dell'intera organizzazione, ove trovano collocazione persone e gruppi, ma anche regole e procedure, sistemi di collegamento e modalità di attribuzione del potere, ecc.
Il libro di Tosi e Pilati inizia col fornire una chiave di lettura "contingency" dei modelli organizzativi e, dunque, nel riportare la distinzione fra modelli organici, meccanici e forme intermedie si ricollega alla "teoria delle contingenze". In base alla "teoria della contingenze" (già introdotta quando si è affrontata la leadership), ogni modello organizzativo viene plasmato dalle caratteristiche dell'ambiente (tecnologico e di mercato) in cui opera un'organizzazione. Ad un ambiente stabile corrisponde il modello organizzativo meccanico; ad un ambiente dinamico corrisponde il modello organizzativo organico; ad ambienti, stabili in una variabile(es: la tecnologia) e dinamici in un'altra (es: il mercato), corrispondono forme intermedie. Tale classificazione dei modelli organizzativi, dunque, riflette l'impostazione della "teoria delle contigenze".
Poi, il libro di testo prosegue con la descrizione delle diverse strutture organizzative, distinguendo tra struttura funzionale, divisionale, matriciale, per processi e virtuale. Questa classificazione fa riferimento ad un altro criterio, ovvero la natura delle interdipendenze nei processi di divisione del lavoro. Il modello funzionale, infatti, è basato su una logica di divisione del lavoro tecnica e di specializzazione delle funzioni; il modello divisionale, è basato su una logica di raggruppamento delle attività per prodotti o mercati; il modello matriciale si basa su una logica di interdipendenza "ad intreccio" fra funzioni e progetti; e così via.
Il modello di Mintzberg presentato in aula è invece un'impostazione più ampia e completa. Mintbzerg conclude col proporre cinque "configurazioni" (semplice, burocratica meccanica, burocratica professionale, divisionale e adhocratica) che scaturiscono dalla combinazione di diverse famiglie di variabili: le parti dell'organizzazione, i meccanismi di coordinamento e le variabili di progettazione (si veda uno dei "post" precedenti sul blog). L'impostazione è più ampia, e sicuramente comprensiva delle prospettive precedentemente utilizzate.
Ad esempio, quella che Mintzberg chiama configurazione semplice è un assetto che si addice meglio ad organizzazioni giovani, poco strutturate e che, adottando una "logica di squadra", si trovano ad operare in ambienti dinamici. Una configurazione semplice, pertanto, adotta al suo interno quello che la teorie delle contingenze definisce un modello organico. E così via.
Il tema illustrato ieri in aula, completato poi dal seminario con la dott.ssa Longhitano, affronta uno degli argomenti "core" di ogni testo di organizzazione aziendale, ovvero le logiche di divisione del lavoro e le modalità di distribuzione interna del potere, dell'autorità, delle decisioni, etc. Un tema che i primi studi affrontavano secondo la logica del taylorismo, e dunque delle modalità organizzative secondo la catena di montaggio; un tema che gli studi di Weber affrontavano ancora secondo la logica della burocrazia; un tema che, via via nel corso degli anni, si è arricchito di nuove e più stimolanti prospettive di analisi. In fondo, anche nel corso del seminario con la dott.ssa Longhitano, abbiamo visto come alcune logiche organizzative più territoriali (a livello di azienda ospedaliera) devono armonizzarsi con altre logiche organizzative definite centralmente dallo Stato.

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