Monday, December 8, 2008

"In palestra per l'esame" - Capitolo 4 (già chiuso)

Il quarto capitolo è dedicato al tema delle emozioni, dello stress e del benessere organizzativo. Provare in 500 parole a sintetizzare il contenuto dell'intero capitolo.
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Il quesito, che nel complesso, ha registrato 5 commenti nel complesso è stato svolto in modo appropriato, sebbene Vi sia stato uno sbilanciamento sul tema dello stress a discapito degli altri due (da ricordare che, nella risposta ad un quesito, i diversi argomenti devono essere bilanciati). Gli intervenuti hanno riportato anche alcune considerazioni svolte in aula a proposito della distinzione fra "mente che emoziona" e "mente che ragiona". Questa, invece, è la word cloud dei commenti "postati" sul blog. Da notare come stress sia il termine che ricorre di più nei Vostri commenti. A seguire poi emozioni e lavoro. Poco è stato scritto sul benessere. Provate, individualmente, senza ricorrere al blog, ad associare logicamente i tre termini "stress, emozioni e lavoro".

5 comments:

adriana tempo said...

Emozioni e stress sono aspetti della vita organizzativa. Le prime si associano all'idea di movimento,di agitazione,sono difficilmente misurabili e controllabili e possono essere suddivise in primarie(rabbia,tristezza,gioia)e complesse(contempt,rimorso,awe).Le emozioni non vanno però confuse con il lavoro emozionale,che riguarda invece il controllo e il contenimento delle emozioni,cosa che avviene maggiormente nelle imprese di servizi. Lo stress,invece,è una condizione fisica o psicologica e,conseguentemente comportamentale che si manifesta nelle persone quando queste si trovano a dover affrontare situazioni che richiedono uno sforzo particolare,che può rappresentare una sfida o un ostacolo. Lo stress può essere analizzato partendo da una valutazione cognitiva primaria secondo cui l'ambiente oggettivo,ossia quello sociale e fisico,che può riguardare il lavoro,la famiglia,la comunità in generale,coinvolge ed influenza l'individuo;l'intensità e la qualità della sua risposta emotiva(ambiente psicologico)porterà,o meno,alla manifestazione di fattori di stress;quando questi fattori agiscono negativamente sullo stato psicofisico e comportamentale,provocano uno stato di tensione fisiologico(produzione di adrenalina,aumento della sudorazione),psicologico(frustazione,ansia,irritazione),comportamentale(assenteismo,performance mediocri,cattive abitudini);un tipo particolare di tensione è il burnout,una risposta prolungata ai fattori di stress definito da tre dimensioni:esaurimento,cinismo(distanza emotiva e psicologica dal lavoro),senso di inefficacia(performance inferiori). Una valutazione cognitiva secondaria invece,in cui vi è la consapevolezza dello stato di stress,porta ad attuare le strategie di coping,per gestire le emozioni e modificare i comportamenti;vi sono quattro strategie principali:la ricerca di informazioni,per scoprire la causa dei fattori di stress;le azioni dirette,affrontando il problema o evitandolo;l'inazione,preferibile quando l'azione diventerebbe aggressività;negazione della situazione,una delle modalità più diffuse,ma che può produrre cause di stress maggiori. Ciò che influenza molto il modo di afrontare lo stress sono le differenze individuali,legate al concetto di sè,ovvero come si valutano le proprie capacità di svolgere un'attività e la propria resistenza fisica,al locus of control,che se è esterno manifesta maggiormente lo stress,le abilità,le conoscenze cioè date dall'apprendimento e dalle esperienze che portano ad avere maggiore percezione di autoefficacia. La creazione di condizioni che attenuano lo stress e migliorano lo stato fisico e psicologico dei lavoratori implica il benessere organizzativo,sia a livello individuale,che di gruppo,che di organizzazione,i cui indicatori sono la soddisfazione,l'impegno,i valori condivisi e la credibilità del management;maggiori livelli di stress,invece,porteranno a nervosismo,disinteresse,ostracismo e non propositività. Lo stress di natura lavorativa,inoltre,è legato al tipo di occupazione e al tipo di ruolo ricoperto,elementi che possono portare a conflittualità degli obiettivi o a un non corretto calcolo dei carichi,anche se alcune volte questo può essere motivante e portare invece a performance migliori.

Marco Fiamingo said...

L'emozione è la reazione ad uno stimolo caratterizzata da aspetti fisiologici e cognitivi. Queste sono difficilmente misurabili e controllabili ma comunque sono state classificate in emozioni primarie (rabbia,paura,tristezza,gioia,ecc)e secondarie (la combinazione di queste). Solo di recente è stato trattato il tema delle emozioni sul lavoro,perchè prima queste venivano viste come qualcosa di negativo che diminuiva la razionalità. Recenti studi hanno dimostrato come l'uomo abbia '2 menti': una razionale e una emozionale. Coloro che riescono a creare il giusto mix tra le due componenti,sono dotati di un'alta intelligenza emotiva che gli permette di conseguire maggiori performances. Le emozioni si distinguono dal lavoro emozionale: quest'ultimo riguarda il controllo e il contenimento delle emozioni richiesto dalla propria professione,più che altro nel settore dei servizi (ad esempio il personale di volo o gli operatori di un call center).
Lo stress invece è una condizione fisica o psichica che insorge quando una persona si trova a fare i conti con situazioni che richiedono risorse interne ed esterne che si pensa di non avere. La reazione allo stress è diversa da individuo a individuo e dipende dall'autoefficacia,la resistenza fisica,il locus of control,le abilità. Dopo che si diventa consapevoli dello stato di stress,ci sono coloro che affrontano la situazione attraverso le strategie di coping,cercando di annullare o diminuire i fattori stressanti e gestendo le emozioni (cercando informazioni sulle cause,con azioni dirette,negando la situazione,non agendo). I fattori di stress possono derivare dalla vita di tutti i giorni e dal lavoro,in base all'occupazione,all'ambiguità del ruolo o agli ostacoli e una particolare forma di stress da lavoro è il 'bournot',definito da tre dimensioni: l'esaurimento,l'alienazione dal lavoro e l'inefficacia che porta a performances inferiori. Esiste anche un giusto livello di stress(che comunque varia da persona a persona),detto eustress (o stress buono),una forma di energia incentiva e produttiva indispensabile nella vita di tutti i giorni.
Il benessere organizzativo è sempre più attenzionato dalle imprese negli ultimi anni e fa riferimento alla creazione di tutte quelle condizioni che riducono lo stress e migliorano la salute e il benessere fisico,psicologico e sociale delle persone all'interno dell'organizzazione. Indicatori positivi a livello individuale saranno la soddisfazione,l'impegno,la voglia di andare a lavoro. A livello di gruppo,i valori condivisi e il senso di appartenenza. Mentre a livello organizzativo la percezione di successo per l'organizzazione e la stima per il management. Gli indicatori negativi invece,faranno riferimento a liv.individuale a nervosismo,disagio,risentimento verso l'organizzazione. A livello di gruppo l'ostracismo,le maldicenze. Mentre a livello organizzativo si creerà confusione in termini di ruoli,assenteismo e mancanza di iniziativa.

roberta ventura said...

In ogni individuo sono presenti due menti: una emotiva e una razionale; è stato rilevato che la prima lavora più velocemente della seconda, e questo implica che ciò che proviamo influenza ciò che pensiamo. Ecco il motivo dell’importanza delle emozioni anche in ambito organizzativo,tema che è stato oggetto di riconsiderazione in seguito alla crisi dei modelli gerarchici e burocratizzati. Le emozioni possono distinguersi in primarie (rabbia, disgusto, tristezza, paura, sorpresa, gioia, anticipazione e accettazione) e complesse,formate grazie alla combinazione di due o più emozioni primarie. In ambito lavorativo, bisogna operare un’ulteriore distinzione; le emozioni sul lavoro emergono come risultato degli stati d’animo che insorgono in risposta al contesto lavorativo e alle relazioni interpersonali che vanno sviluppandosi, e possono quindi generare senso di cooperazione e coinvolgimento più o meno elevato; il lavoro emozionale,la cui estremizzazione porta a forme di plastic smile, fa riferimento invece al ruolo di contenimento delle emozioni svolto dai diversi ruoli e task. Lo stress costituisce una condizione psicologica che insorge nel momento in cui ci si trova a dover affrontare situazioni che richiedono risorse che si ritiene di non possedere. I fattori che sono causa di stress,o stressor, possono essere inerenti alla vita privata (salute,solitudine)o al lavoro,ed in quest’ultimo caso le fonti principali di stress sono legate al tipo di occupazione,in quanto un lavoro caratterizzato da alta pressione psicologica e basso controllo decisionale è più esposto a stress; alla pressione sul lavoro,che si può generare nel caso di richieste inconsistenti e contrastanti con il ruolo ricoperto, di sovraccarico di lavoro, o al contrario di sottoutilizzo delle proprie capacità; alla presenza di sfide, che se vengono interpretate come fattore motivatore da individui con elevata autostima,possono però costituire un ostacolo per chi crede meno nelle proprie capacità. Una volta manifestatosi un fattore di stress, viene compiuta una valutazione cognitiva primaria,il cui risultato è visibile nell’ambiente psicologico,come intensità e qualità della risposta emotiva,che varia da individuo a individuo in funzione della diversa personalità. Ciò che accade nell’ambiente psicologico è riscontrabile nella manifestazione di uno stato di tensione,che va da quella fisiologica a quella comportamentale,fino a giungere a casi di burnout,stato di tensione di tipo lavorativo che si associa ad esaurimento,cinismo e inefficacia; la reazione dipende in modo rilevante da fattori legati alla personalità, quali l’autoefficacia,la resistenza fisica, il locus of control e l’abilità. In seguito alla manifestazione della tensione si compie quindi una valutazione cognitiva secondaria,che porta a formulare strategie di coping,le quali assolvono la funzione di tentare di apportare cambiamenti alla situazione fonte di stress o di gestire in modo migliore lo stress, senza per questo alterare la situazione: ricerca di informazioni, azione diretta,inazione e negazione della situazione. Esistono quindi degli indicatori di benessere organizzativo,inteso come insieme delle condizioni presenti in un’organizzazione che assicurano il benessere psicofisico degli individui che vi lavorano; gli indicatori positivi sono rappresentati a livello individuale da coinvolgimento,cooperazione e desiderio di recarsi al lavoro,a livello di gruppo da senso di appartenenza e condivisione di valori,a livello di organizzazione da stima e credibilità del management e percezione di successo; gli indicatori negativi possono riassumersi nel disconoscimento, inutilità,irrilevanza e aggressività a livello individuale, ostracismo e maldicenze a livello di gruppo, confusione di ruoli,assenteismo e mancanza di proattività a livello organizzativo.

Mariagrazia Ragusa said...

Gli studi sulle emozioni sono studi particolarmente recenti. Tra i vari studiosi che si sono cimentati nell’analisi di tale argomento ricordiamo Plutchick e Coon, che hanno distinto i concetti di emozioni primarie da emozioni complesse. Le prime comprendono la rabbia, il disgusto, la tristezza, la sorpresa, la paura, l’accettazione, la gioia, l’anticipazione;dalle loro combinazioni, si originano le emozioni complesse: comptempt (rabbia e disgusto), rimorso (disgusto e tristezza), disappunto (tristezza e sorpresa), awe (sorpresa e paura), sottomissione (paura e accettazione), amore ( gioia e accettazione), ottimismo (gioia e anticipazione) e aggressività (anticipazione e rabbia). Si distinguono inoltre i concetti di “mente razionale” e “mente emozionale”, sottolineando la maggiore velocità di “reazione” della seconda rispetto alla prima. In ambito organizzativo, invece, si tende a differenziare i concetti di “emozioni sul lavoro” e di “lavoro emozionale”. Mentre le prime si verificano considerando le relazioni con gli altri e le dinamiche organizzative, il secondo è il metodo di gestione delle emozioni sul lavoro. Effettivamente le emozioni vengono viste come qualcosa “in più” che deve essere volto a raggiungere gli obiettivi prefissati. Esse vengono dunque “strumentalizzate” e talvolta represse, e tale processo crea uno stato di stress in cui il lavoratore è tenuto a vivere. Per stress si intende la condizione fisica e psicologica di una persona che avverte come inferiori le proprie capacità rispetto ad un problema esterno. I fattori di influenza dello stress sono relativi all’ambiente oggettivo in cui il dipendente vive, le pressioni sociali, la solitudine, problemi relativi al ruolo che il soggetto assume nell’ambiente lavorativo (ruolo ambiguo, capacità sottoutilizzate, sovraccarico di lavoro, ecc.). Il modo in cui gli individui reagiscono allo stress varia da soggetto in soggetto. Alcuni soggetti reagiscono “a caldo”, altri accumulano reagendo “a freddo” ; in alcuni soggetti le reazioni fisiologiche sono subito evidenti, altri hanno un maggior grado di autocontrollo; lo stress si evince anche nel cambiamento del comportamento del soggetto, più scontroso e solitario, meno motivato a dare il meglio di sé sul lavoro. Esiste uno stato di tensione particolare denominato burnout, che porta la persona all’esaurimento, al cinismo, e all’inefficacia. Proprio per riuscire a “gestire” lo stress e per risolvere i problemi, sono state identificate delle strategie di coping che sostengono che di fronte allo stress i soggetti possono reagire nei seguenti modi: attraverso la ricerca delle informazioni (che non sempre è una ricerca che porta a risultati positivi), attraverso azioni dirette, attraverso l’inazione o la negazione della situazione e quindi la fuga. Lo stress assume molta importanza in ambito organizzativo, poiché influisce sulla produttività dell’azienda. Un manager, dunque, deve costantemente valutare il livello di soddisfazione/insoddisfazione dei propri dipendenti, utilizzando degli indicatori di benessere organizzativo, che possono essere positivi o negativi in base ai risultati ottenuti. Vanno considerati a livello individuale, di gruppo e organizzativo. Ultime differenze nel modo di reagire allo stress risiedono nel concetto di sé e nella resistenza fisica (intesa come chiaro senso dei valori e degli obiettivi) propri di una persona, nel locus of control e nella consapevolezza delle proprie abilità.

S.Ribis said...

Per emozione s'intende la reazione ad uno stimolo caratterizzata da aspetti fisiologici e cognitivi.
Durante il periodo neoclassico queste venivano considerate come un qualcosa che diminuiva le qualità del ragionamento.
Solo dagli anni '80 si è venuto a creare un approccio positivo fino a ritenere queste fondamentali in quanto senza queste l'uomo perde di razionalità. Ogni uomo infatti possiede 2 menti, quella emozionale che gli permette di agire d'istinto e quella razionale che gli permette di riflettere; l'equilibrio di queste porta ad una vita mentale.
Per stress invece intendiamo quella condizione fisica o psicologica di disagio, per cui un soggetto non si sente in grado di poter affrontare una situazione. Questo porta ad una cattiva performance e ad un malessere fisico e psichico.
Ma vi sono strategie di COPING che permettono di superare tale situazioni. Queste sono:
1. la ricerca di informazioni che aiuta il soggetto ad individuare le cause dello stress e di conseguenza a superarle
2. le azioni dirette
3. inazione, questa non positiva perché provocherebbe altre conseguenze indesiderate
4. negare la situazione
Le fonti di stress sono lavorative per la maggior parte dei casi, un esempio di lavoro stressante è quello di infermiere e di camerieri che si trovano in situazioni “di mezzo” tra capo e cliente e provocano per questo situazioni decisamente stressanti.
Ma vi sono anche fonti di stress non lavorative che spesso sono più gravi e per questo più difficili da superare tra cui il più diffuso è la solitudine.
Lo stress però non è solo un qualcosa di negativo ma esiste anche il cosiddetto stress buono (eustress); questo è indispensabile alla vita di ogni essere umano perché gli dà la forza e gli stimoli per andare avanti; un esempio può essere una promozione lavorativa, questa è uno stress in quanto comporta più responsabilità ma si definisce stress buono perché accresce l’autostima del soggetto.
Ogni tipo di stress è però soggettivo infatti esistono differenze individuali di stress collegabili alla percezione che ognuno ha di sé; al proprio locus of control, in base se questo è interno o esterno ed infine un’altra differenza riguarda l’abilità che un soggetto possiede di capire quali siano i suoi limiti per non arrivare mai ad ammalarsi di stress.